Il Lanificio
Il complesso ha una notevole rilevanza architettonica, una superficie utile di circa 23.000 mq ed è composto da vari edifici costruiti tra il XVIII e il XX secolo.
Storia
La prima Società di Lanificio di Stia
Fu costituita nel 1852, quando già da alcuni decenni si era sviluppata una moderna attività imprenditoriale organizzata in modo tale da concentrare in un unico stabilimento le varie fasi della lavorazione della lana. Nei primi anni ‘60 dell’Ottocento il Lanificio occupava circa 140 operai e si ricorda come il primo in Toscana ad impiegare macchinari importati dall’estero.
Tra il 1862 e il 1888, sotto la direzione di Adamo Ricci, fu completata la meccanizzazione di tutto il processo produttivo e razionalizzato il complesso degli stabilimenti.
Dalla fine dell’Ottocento la famiglia Lombard divenne proprietaria del Lanificio e ne affidò la direzione al veneto Giovanni Sartori, che riammodernò la fabbrica, portandola ai livelli dei più importanti lanifici italiani e si adoperò per creare una concreta copertura previdenziale a tutti i lavoratori in difficoltà.
Con la direzione di Sartori il Lanificio giunse all’apice del suo prestigio, come dimostra il fatto di essere fornitore ufficiale di Casa Savoia, e al più alto livello di occupazione.
Alla fine del primo conflitto mondiale gli operai impiegati erano 500, i telai circa 136 e la produzione era di oltre 700.000 metri di stoffa. In seguito alla crisi iniziata negli anni Sessanta il Lanificio fallì nel 1985 e chiuse definitivamente nel 2000.
Simonetta Lombard, erede della famiglia proprietaria per oltre sessanta anni della Fabbrica, ne riacquisì gli edifici costituendo una Fondazione che elaborò un progetto di ristrutturazione per la realizzazione di un centro di diffusione della cultura tessile. Tale progetto si concretizzò nel 2010 con l’apertura del Museo dell’Arte della Lana.
Il Recupero Architettonico
Dopo anni di abbandono molti tetti e porzioni di edifici erano crollati, infiltrazioni d’acqua danneggiavano i muri, tonnellate di materiale di scarico era accatastato e marciva dentro e fuori gli edifici creando dissesti, la vegetazione aveva invaso ampie porzioni dello stabilimento, entrando all’interno e distruggendo anche le finiture.
Malgrado ciò nel 2007 gli edifici furono posti sotto tutela diretta della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici della Provincia di Arezzo. Gli edifici principali hanno una struttura perimetrale in muratura di pietrame, decorata con archi in mattoni a vista; all’interno, per avere la massima fruibilità degli spazi, la struttura è realizzata con pilastri in ghisa, travi di ferro e voltine in mattoni. L’obiettivo dell’intervento architettonico è stato quello di recuperare le principali costruzioni, conservandone la realtà di edifici industriali dismessi.
Per quanto possibile, le strutture murarie e le finiture sono state conservate come ci sono pervenute; è stata effettuata prevalentemente un’opera di pulitura e manutenzione, anche se sono state rifatte le coperture crollate e sono stati realizzati dei nuovi impianti e servizi. Gli intonaci originari sono stati mantenuti e le lacune di quelli esterni, decorati con finto bugnato, sono state riprese con intonaco grezzo. Anche i pavimenti originari in cemento sono stati puliti e conservati come le “buche” che erano state realizzate per la manutenzione degli assortimenti di cardatura. I lavori di restauro sono iniziati nel 2007 e terminati nel 2010 con l’inaugurazione del Museo. Il progetto e la direzione dei lavori sono stati curati dallo Studio di architettura e ingegneria Comes di Sesto Fiorentino con l’obiettivo di recuperare le principali costruzioni, conservandone la realtà di edifici industriali dismessi.
*la sistemazione del piazzale Lombard
Le vecchie turbine e il percorso dell’acqua, dalle tubazioni in pressione alla gora di scarico nel torrente, costituiscono uno degli elementi di maggiore interesse.
Per ricordare ed evidenziare la funzione dell’acqua nella storia della Fabbrica, e, in particolare per rimettere in funzione a norma le vecchie turbine che fornivano elettricità allo stabilimento, sul piazzale Lombard è stata creata un’onda vetrata, con pannelli in zinco-titanio, che contiene la nuova centrale elettrica con le vecchie turbine. Le vecchie turbine e il percorso dell’acqua, dalle tubazioni in pressione alla gora di scarico nel torrente, costituiscono uno degli elementi di maggiore interesse.
Nel 2014 è stata inoltre realizzata la grande ruota, azionata dall’acqua del canale di scarico, elemento in continuo movimento sul grande piazzale, a ricordo della antica “ruota a cassette di legno della Tintoria”, che azionava le pulegge dei telai nel XIX secolo.
Il progetto e la direzione dei lavori sono stati curati dallo Studio di architettura e ingegneria Comes di Sesto Fiorentino.